Test Celiachia

Si tratta della prova allergometrica mediante dosaggio di immunoglobuline IgA e IgG su sangue capillare verso Gliadina e Tranglutaminasi. E' un test fondamentale nel dubbio di malattia celiaca...

 

La celiachia, o malattia celiaca, è un’intolleranza permanente al glutine, complesso proteico contenuto in frumento, farro, segale, kamut, orzo e altri cereali minori.
Tra i cereali che non contengono glutine ci sono il mais, il riso, il miglio, l’amaranto, la quinoa, il grano saraceno, il sorgo e la manioca.
L’ingestione di glutine, nei pazienti affetti o predisposti, provoca un grave danneggiamento della mucosa intestinale fino ad arrivare all’atrofia dei villi intestinali, che causa malassorbimento dei nutrienti.
Tutto ciò accade perché la gliadina, derivante dalla digestione a livello intestinale dal glutine, scatena una forte reazione immunitaria con aumento dell’infiammazione e della concentrazione di cellule dell’immunità nel lume e nella mucosa intestinale.
Secondo le linee guida dell’Associazione Italiana Celiachia (AIC) per la diagnosi di celiachia, il primo esame da eseguire è quello sierologico per la valutazione degli anticorpi anti-tranglutaminasi tissutale.
Se il risultato di questo test risulta positivo, il passo successivo è quello di sottoporsi all’esame endoscopico, ad oggi, l’unico e necessario esame diagnostico invasivo per la diagnosi di celiachia.

 
Il test genetico per la valutazione dell’aplotipo HLA (DQ2 e DQ8) è invece solo un test aggiuntivo per valutare la compatibilità con la diagnosi di malattia celiaca in casi dubbi. Questo perché circa il 30% della popolazione europea presenta questo aplotipo senza presentare la malattia.

Il “Celiac Test” di NatrixLab utilizza la metodica standardizzata ELISA che offre un alto grado di sensibilità e specificità per i marcatori di celiachia presi in analisi.
Gli esami specifici effettuati sono la valutazione degli anticorpi anti transglutaminasi tissutale (tTG) di classe A e di classe G, e gli anticorpi anti gliadina deamidata (anti DGP), di classe A e di classe G.
Sono però presenti in commercio test rapidi per la “diagnosi di celiachia”. Si tratta di test che valutano a livello qualitativo la presenza o l’assenza di anticorpi anti-transglutaminasi tissutale IgA (anti-tTg IgA).

In caso di positività, occorre rivolgersi al proprio medico per iniziare l’iter tradizionale di diagnosi, quindi ripetere le analisi sierologiche per la determinazione delle IgA anti-tTg, ma anche per le IgG in caso di deficit di IgA nel soggetto.

In caso di negatività, non si può comunque escludere la malattia celiaca in quanto esiste una percentuale di soggetti celiaci con deficit di IgA o con IgA anti-tTg non ancora formate, soprattutto nella fase iniziale della patologia.
Poiché si tratta di un test qualitativo, questo non può essere utilizzato nemmeno da soggetti celiaci che seguono il regime alimentare aglutinico per monitorare e controllare periodicamente i miglioramenti e la graduale scomparsa degli anticorpi.
I test rapidi hanno buona sensibilità e specificità, ma i risultati ottenuti sono sempre e comunque da interpretare con cautela e sia in caso di positività che di negatività, in presenza di sintomi simili a quelli dovuti alla malattia celiaca, è opportuno eseguire test quantitativi per la ricerca degli anticorpi, e ricercare sia le IgA che le IgG.

Per ogni celiaco diagnosticato correttamente, ve ne sono almeno altri sette a cui la celiachia non viene diagnosticata.

Nel nostro paese sono quindi almeno 400000 i casi di celiachia non ancora diagnosticati, considerando che sono noti poco più di 70000 casi di malattia.

In passato, l'unico modo per diagnosticare la celiachia era la biopsia, metodica invasiva, da effettuare su un tratto del duodeno. Lo sviluppo di test sierologici quantitativi, basati sulla metodica ELISA, come il Celiac Test di NatrixLab, ha permesso negli ultimi anni di individuare soggetti celiaci che altrimenti sarebbero rimasti non diagnosticati e soggetti a rischio di sviluppare la malattia da inviare all’esame endoscopico.

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