Glucosio

Il valore più in assoluto di utilizzo quotidiano sia in caso di sorveglianza di intolleranza al glucosio, sia in presenza di sintomi di malessere, oppure in caso di famigliarità con diabete.

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La discontinuità dell’assunzione di cibo contrasta con continuità ininterrotta delle richieste energetico-metaboliche di tutto l’organismo. A compensare questa disparità intervengono numerosissimi e complessi meccanismi. Uno dei più importanti è la trasformazione dei prodotti con la digestione

in composti adatti all’accumulo, ma tuttavia rapidamente disponibili al bisogno. Le più
importanti forme di trasporto dell’energia sono i monosaccaridi come il glucosio, il fruttosio e il galattosio. In condizioni normali e dopo 8 ore di digiuno, la concentrazione ematica di glucosio varia
tra i 70 e 110 mg per ml. Il mantenimento di questo equilibrio è in mano a 4 meccanismi ormono-dipendenti. I meccanismi regolatori In prima analisi l’adrenalina e il glucagone; la prima secreta
dallo strato midollare del surrene, il secondo prodotto dalle cellule alfa delle isole pancreatiche, che promuovono la glicogenolisi nel fegato e nel muscolo. Il processo di glicogenolisi aumenterà la glicemia ematica, liberando monosaccaride da elementi zuccherini di deposito.
Il secondo meccanismo ormono- dipendente è «in mano » all’insulina, prodotta dalle cellule beta delle isole pancreatiche. L’insulina ha effetto opposto rispetto ai primi meccanismi di glicogenolisi; infatti
riduce la glicemia con meccanismi connessi all’aumento del consumo di glucosio cellulare,
soprattutto a livello degli epatociti e degli adipociti.
Il rilascio di insulina è regolato dal glucosio, previa captazione dello stesso dalle cellule beta del pancreas.
Il terzo meccanismo è in mano al lobo anteriore dell’ipofisi, dove si ha la liberazione del«fattore diabetogeno», antagonista dell’insulina. Il suo meccanismo non è ancora chiarissimo, ma vi sono prove in favore di una inibizione delle esochinasi e quindi di una limitata conversione degli esosi
in glicogeno. Un ultimo meccanismo che è importante citare è mediato dalla tiroide. Quest’ultima
stimola la glicogenolisi, liberando glucosio, oltre che aumentare l’assorbimento di zuccheri
a livello intestinale.
Da subito questa considerazione funzionale su sistema adrenergico e tiroide spiega le alterazioni glicemiche che si riscontrano alle misure in caso
di eccessivo stress o spavento, dove il sistema delle catecolamine e tiroideo accende l’allerta
e la reattività dell’organismo.

È opportuno ricordare che il fegato, benché non sia l’unico organo implicato nel metabolismo
dei carboidrati, vi assume una posizione centrale. Infatti nelle epatopatie si osservanocurve glicemiche quasi sempre alterate, e chiaramente in proporzione al danno epatico
presente. Il diabete mellito non è una singola entità, ma piuttosto un gruppo di disordini metabolici
accomunati dal dato clinico di iperglicemia. L’iperglicemia nel diabete può essere
la risultante del difetto di secrezione o di attività dell’insulina, o, più frequentemente di entrambi. Successivamente l’iperglicemia cronica si associa a danni a carico di svariati organi tra cui soprattutto occhi, reni, nervi e vasi. Sebbene tutte le forme di diabete abbiano in comune l’iperglicemia, i processi patogenetici implicati nello sviluppo dell’iperglicemia variano ampiamente.
Il diabete di tipo 1 è caratterizzato da un deficit assoluto di insulina a causa di una distruzione
delle cellule beta pancreatiche, mentre il diabete di tipo 2 è causato da una associazione tra resistenza periferica all’azione dell’insulina e un’inadeguata
risposta secretoria da parte delle cellule beta. È importante ricordare al paziente che le complicanze a lungo termine di una o dell’altra tipologia non cambiano.

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